Da Topffer a Rubino, per capire il fumetto

Lo svizzero Rodolphe Topffer comincia, consapevolmente, a far fumetti nel 1827 e pochi anni dopo questi manoscritti-manodisegnati cominciano a essere diffusi anche in forma stampata, glorificati dal grande Goethe. I suoi racconti faranno il giro del mondo e suscitano imitatori a bizzeffe. E' un (nuovo) inizio di una modalità precisa di racconto per immagini che diventerà familiare a tutti nell'arco di un po' di anni, fino a diventare un fenomeno industriale negli USA. Topffer definisce il proprio modo di raccontare storie con un "trattato scientifico", ponendo così anche le basi per la ricerca accademica sul fumetto. In Italia, chissà come, perché e quando (ma di questo si occupa Alfredo Castelli, come abbiamo scritto in precedenza su afNews), prevale l'uso di definire il tutto attraverso una parte: chiamiamo "fumetto" la "letteratura disegnata", pur sapendo che il fumetto è solo il contenitore dei dialoghi. Ma a oltre cento anni di distanza dai fumetti di Topffer e dalle sue lucidissime prime analisi del fumetto stesso, Antonio Rubino (nel 1938) affronta questi temi (parlando di "sistema dei fumetti", di "azione scenica" e di "tavole a quadretti") e non per motivi accademici, ma, a quanto pare, per contrastare le critiche che arrivarono durante il regime fascista. Lo fa con interessanti articoletti che Luca Boschi pubblica nel suo blog e che siete invitati a leggere, se vi va di cercare di capire meglio di cosa parliamo, quando diciamo "fumetti", per scoprirne l'affascinante storia. Ci troveremo l'uso del termine "tavolista" per indicare chi realizza le "tavole disegnate", utilizzando così un termine che richiama la pittura e gli affreschi rinascimentali: le "tavole" (rimando alla pittura su tavola), o i "cartoni" (termine che ricorda sia i cartoni preparatori degli affreschi, sia i cartoni d'arazzo, opere d'arte in sé, a dirla tutta, altro che "bozzetti" come si intendono oggi). "Tavolista", quindi, come "realizzatore di tavole, di cartoni", cartoonist, insomma. E cosa c'è in quelle tavole? Quadretti. Ma non nel senso di "serie di quadratini", ovviamente! Nel senso di serie di piccoli quadri, usando il termine pittorico. Tavole (o cartoni) che contengono serie di piccoli quadri, contenenti a loro volta dei disegni compiuti e dei contenitori di dialoghi (i "fumetti", così detti per la somiglianza con nuvolette di fumo). Affascinante. In Italia la letteratura disegnata avrebbe potuto chiamarsi "quadretti", invece di "fumetti", oppure magari "tavole", o forse "cartoni", chissà... O "tavole disegnate", o "strisce disegnate", a seconda dei formati. In altri Paesi è andata proprio così. Per saperne di più, fate click qui per leggere l'articolo con il primo intervento di Rubino pubblicato da Boschi, e click qui per leggere il secondo.

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